Armando Pelliccioni
Il “ruolo dell’uomo” nella società attuale interessa numerosi settori delle attività umane.
Ogni società sana deve pensare agli esseri umani sia come soggetti collettivi e che come soggetti individuali.
I due ruoli sono presenti nella società e la moralità collettiva e le leggi devono riguardare questi due aspetti simultaneamente. Le leggi per l’uomo come individuo alcune volte possono essere difficilmente conciliabili con quelle collettive. Si possono considerare diversi casi dove la morale individuale e quella collettiva possono confliggere. Un esempio rilevante è la posizione sulla pena di morte. Dietro un impulso emotivo di reazione ad un torto subito, il singolo può desiderare la morte altrui, ma è indubbio che una società evoluta non può e non deve ammettere l’idea giuridica di soppressione di una vita (per quanto orrendo sia il crimine). Per la guerra, la divaricazione della doppia moralità è ancora più marcata. In questo caso è lo Stato-Nazione che punisce il cittadino/soldato che rifiuta di ammazzare un altro essere umano. In un caso la società vieta l’uccisione per reazione, nell’altro vieta di astenersi dall’uccidere. E’ palese che l’UOMO possa entrare in contraddizione tra le proprie ragioni personali e quelle collettive e che queste possano condurre a posizioni diametralmente contraddittorie con la propria etica (come quello di non uccidere o togliere la vita ad altri esseri umani).
A prescindere da quale punto di vista si voglia considerare la questione, rimane il fatto rilevante che l’UOMO è, o piuttosto dovrebbe essere, posto al centro di una riflessione più generale che riguarda gli interessi collettivi o sociali legati alle strutture della società nel suo complesso. Non dovrebbe avere nessun senso definire una società come moderna se la maggioranza della popolazione riveste un ruolo marginale e del tutto ininfluente sulle grandi scelte collettive. Queste considerazioni sono tanto più vere quanto più le società sono evolute e quanto maggiore è il livello culturale raggiunto dalla società nella sua interezza. Un indice del livello culturale di una società non è di facile definizione e meriterebbe un’attenzione particolare. Però una prima approssimazione può essere fatta andando a considerare il tasso di alfabetizzazione di una nazione. Ad esempio, in Italia, il livello di alfabetizzazione nel 1920 era del 64.8% mentre nel 2012 risultava del 99.2%. Si può ragionevolmente assumere che il mondo attuale possiede un alto tasso di alfabetizzazione e tra le nazioni più evolute il tasso di alfabetizzazione è prossimo al 100%. Questa alta percentuale di popolazione mondiale istruita ha accesso alla cultura e dovrebbe possedere, in teoria, una visione generale dei principi e dei diritti fondamentali dell’uomo all’interno della società. Tra tutti i diritti fondamentali, quello sicuramente più rilevante riguarda l’affermazione che tutti gli uomini sono uguali di fronte alla legge e che ogni individuo deve avere gli stessi diritti e doveri di qualsiasi altro suo simile (Articolo 1 e 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948).
Ai giorni nostri e nelle attuali società più evolute, stiamo assistendo ad un rapido cambiamento dei diritti dell’uomo come essere sociale, con un’evidente inversione di rotta rispetto ai diritti di circa pochi decenni orsono. Questi cambiamenti non riguardano tanto la modifica delle enunciazioni formali dei principi di base (che formalmente risultano ineccepibili), ma avvengono nella concretezza dell’applicazione di questi diritti che tendono sempre di più a marginalizzare l’UOMO, sia inteso come individuo che insieme collettivo, a vantaggio degli interessi di una sempre più ristretta oligarchia.
Un caso esemplare di quanto accade può essere riconosciuto andando a considerare il ruolo dell’UOMO in rapporto al settore delle telecomunicazioni ed in particolare quello della telefonia mobile. A partire dai primi anni ’90, il telefono ha cambiato radicalmente funzione sociale ed utilizzo. Il telefono propriamente detto, all’inizio aveva il compito di collegare i diversi soggetti della popolazione, annullando le distanze intercorse tra i soggetti e permettendo un dialogo diretto. La diffusione del telefono nelle abitazioni prima, e l’uso delle cabine pubbliche nelle grandi città successivamente, ha coinciso nei fatti con la massima diffusione della telefonia al solo fine
della comunicazione tra i soggetti della popolazione. In Italia, le cabine erano 2500 nel 1971, passando a circa 33000 alla fine del decennio con un incremento di ben 13 volte. Erano tempi di massima espansione del telefono come strumento di comunicazione tra le persone e di libertà.
All’inizio degli anni ’90, la crescente necessità di ‘comunicazione immediata’ tra i cittadini a prescindere dal collegamento fisico tramite cavi, ha dato il via alla ‘comunicazione mobile’, alla telefonia cellulare. All’inizio di questa nuova era, l’uso del telefono era del tutto identico a quello dei decenni precedenti, tranne che per la comodità di poter eseguire le telefonate in qualsiasi posto coperto dalla rete di telefonia mobile.
In quegli anni, stavano covando nella società i germi per un apocalittico cambiamento del ruolo sociale dell’uomo i cui effetti sono ben visibili ai nostri giorni. Allora, l’UOMO-sociale era apparentemente ben saldo al suo ruolo: ogni cittadino aveva in mente che idealmente giocava un ruolo attivo nella società, la sua vita era sotto il suo controllo ( [1]). La società, con tutte le contraddizioni proprie di ogni tempo, ammetteva comunque una netta separazione tra la sfera privata, individuale, da quella collettiva o legata all’economia.
Agli inizi del nuovo millennio, comincia la mutazione genetica dell’uso della telefonia mobile, da strumento di comunicazione tra individui a strumento di indagine delle abitudini di vita degli utenti e di collazionamento di dati. I cellulari diventano dei veri e propri computer capaci non solo di fornire infinite ed utilissime applicazioni, ma anche, e soprattutto, una fonte infinita di informazioni per le compagnie di gestione della telefonia.
L’aumento esponenziale della capacità di memorizzazione, sempre più efficaci, contestualmente all’incremento delle prestazioni in microchip miniaturizzati, ha comportato un radicale cambiamento dei ruoli sociali della popolazione sul piano collettivo. Orwell nel suo celebre romanzo ‘1984’ (pubblicato nel 1948) aveva previsto un’organizzazione della società il cui scopo principale era di mantenere il controllo totale su tutti i componenti. Quello che sembrava più il frutto di un momento storico triste e buio di una ‘mente polemica’, oggi sta diventando una realtà concreta dopo 80 anni.
Nell’articolo ([2]) ‘Soggettività dell’atomo: l’esperimento visto dalla parte dell’oggetto’ viene affrontato il tema del ruolo dell’atomo rispetto allo scienziato e all’ambiente nella fisica moderna. Si individua nell’atomo il ruolo più debole tra i tre fattori, individuando l’atomo come il soggetto al quale, agli occhi di un ipotetico sovrano-scienziato, viene ‘assegnata la stessa rilevanza che può avere un “ciocco di legno” per la sopravvivenza del sovrano-monarca ’. Ebbene, si può affermare che il ruolo attuale ricoperto dall’uomo contemporaneo, immerso da queste tecnologie di presa dati della telefonia, coincide essenzialmente con quello assunto dall’atomo in un ipotetico esperimento di laboratorio: una voce senza rilevanza.
L’UOMO-individuo sta mutando la sua natura sociale collettiva.
Si è passati da soggetti attivi nella società e comunicanti con gli altri, a soggetti passivi le cui necessità di comunicazioni sono solo il pretesto per rendere sempre più prevedibile la traiettoria della vita di ogni singolo cittadino del mondo civilizzato.
Questa “traiettoria” viene investigata e studiata usando i Big Data, questo nuovo paradigma scientifico nato proprio dalle costole dei dati disponibili dalla telefonia mobile. E’ indubbio che i Big Data sono una grande risorsa di nuova conoscenza per l’umanità e che aprono delle sfide realmente incognite in ambiti scientifici e in altri settori.
E’ altrettanto vero però che questo nuova modalità di raccolta dei dati personali, dove in teoria si possono monitorare con continuità le attività di ogni soggetto umano nello spazio-tempo lungo tutta una vita, toglie il libero arbitrio di ognuno e limita la libertà di agire senza che vi sia perennemente una supervisione superiore.
Questo ‘grande occhio’ ci analizza non solo ‘fuori’, come siamo fatti, ma anche ‘dentro’, nella nostra anima, nelle nostre azioni, nei nostri pensieri.
Una società senza pensieri liberi è una società ‘anti-umana’, è una società dove l’UOMO è considerato tanto quanto un atomo in un gigantesco esperimento sociale.
Riprendendo spunto dall’articolo [2], si deve ambire ad essere ‘tutti scienziati’ per il bene dell’umanità, si deve riprendere in mano il controllo delle nostre vite collettive promovendo la libertà e il libero pensiero in ogni sua connotazione.
Solo un utilizzo “UMANO” delle attuali tecnologie informatiche, a favore dell’UOMO-SANO ([3]), potrà condurre ad una nuova società, dove libertà e cultura potranno svilupparsi senza alcun limite e per il pieno sviluppo delle capacità do ogni individuo.
[1] Si intende il controllo della propria vita privata, non quelle legata ai rapporti economici o al lavoro
[2] A. Pelliccioni. Scienza. ‘Soggettività dell’atomo: l’esperimento visto dalla parte dell’oggetto’. 19.05.2017
[3] A. Pelliccioni. Manifesto. ‘Arte, Scienza e Libertà’. 14.05.2017